VOTI A SCUOLA: NON TORNIAMO INDIETRO

«Il governo non metta in discussione il giudizio descrittivo nella scuola primaria». Questo l’appello lanciato da una rete di associazioni. «La scuola non può essere costantemente investita, nell’alternarsi dei governi, da politiche frammentarie, contraddittorie, prive di una visione pedagogica coerente e duratura»

«Il governo non metta in discussione il giudizio descrittivo nella scuola primaria». È questo il monito lanciato, in una conferenza nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, dalla rete di associazioni composta da Associazione Italiana Maestri Cattolici, Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, CEMEA, Coordinamento Genitori Democratici, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, Federazione Lavoratori della Conoscenza, Legambiente Scuola e Formazione, Movimento di Cooperazione Educativa, Proteo Fare Sapere, Unione Cattolica Italiana Insegnanti Dirigenti Educatori Formatori.

L’introduzione dei giudizi sintetici

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Un momento dalla conferenza stampa alla Camera dei Deputati

Nel corso dell’esame del disegno di legge relativo al voto in condotta, un emendamento presentato dal governo nella seduta della Commissione Cultura e istruzione del Senato della Repubblica del 7 febbraio scorso propone di smantellare la riforma che solo tre anni fa introduceva il giudizio descrittivo alla primaria. L’emendamento presentato dal Governo, a meno di imprevisti dell’ultima ora, verrà accolto. Ecco cosa prevede la disposizione: “A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti”. Non è chiaro, ad oggi, se l’espressione “giudizi sintetici” significherà un ritorno alle valutazioni numeriche o meno. Se andrà in porto si tratterebbe del quarto cambiamento a partire dal 2008: fino a quell’anno si usarono i giudizi, poi si passò ai voti, nel 2020 vennero introdotti i giudizi descrittivi e a partire dal 2024 si useranno i giudizi sintetici. Il Ddl in questione (924-bis) è stato presentato in Commissione Cultura e Istruzione del Senato a novembre e rischia di diventare legge dello Stato in tempi così rapidi da non consentire un vero confronto con il mondo della scuola.

Basta politiche frammentarie

«In assenza di una documentazione sui processi in atto, di una verifica sulle esperienze condotte nelle scuole, di un’interlocuzione con il mondo della scuola e della ricerca universitaria questo governo decide di interrompere un processo di rinnovamento della cultura e delle pratiche valutative», afferma la rete delle associazioni. «Una decisione immotivata dal punto di vista pedagogico che affaticherà ulteriormente chi ha già speso molte energie per affrontare in modo costruttivo il cambiamento introdotto appena tre anni fa. La scuola non può essere costantemente investita, nell’alternarsi dei governi, da politiche frammentarie, contraddittorie, prive di una visione pedagogica coerente e duratura. Studenti, insegnanti, dirigenti scolastici e genitori non possono restare “ostaggio” di riforme incompiute, leve di interessi di parte».

Ponte di comunicazione tra scuola e famiglia

«Il governo propone di smantellare una riforma avviata senza che sia stato avviato un dialogo con le associazioni. Senza considerare che, fino ad ora, gli insegnanti si sono messi in discussione», ha detto Anna D’Auria, dirigente scolastica, segretaria nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa, MCE. «Siamo stanchi, chiediamo rispetto». «La nostra domanda è quali questionari sono stati fatti per dire che si stava meglio prima?», ha chiesto Davide Tamagnini, maestro di scuola primaria. «Al Ministero diciamo che la scuola si fa insieme. Prima di dire che una cosa non funziona, è il caso di applicarla fino in fondo. C’è bisogno di aiutare le famiglie e gli studenti a capire la valutazione. Pensiamo alla valutazione come ad un’occasione di riflessione per fare sempre meglio il nostro lavoro». «Il processo di cambiamento ha applicato un grande sforzo da parte della scuola», ha detto Susanna Crostella del Coordinamento Genitori Democratici, Cgd. «Saper gestire un ponte di comunicazione tra scuola e famiglia può fare la differenza».

La valutazione descrittiva rende consapevoli dei punti di forza e di debolezza

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Claudio Tosi, Federazione Italiana Cemea: « È una battaglia culturale, non si ferma alla scuola questo tema, attacca frontalmente un’idea di comunità». Immagine Lia

«Non dobbiamo vedere cosa viene sancito con un 8 o con un ottimo», ha sottolineato Giuseppe Desideri, dirigente scolastico, «la valutazione è un momento di un percorso didattico che deve coinvolgere tutti. Le scuole meritano un monitoraggio. Facciamo una grande innovazione nella scuola: monitoriamo una riforma. Siamo nella scuola? Utilizziamo un metodo scientifico, valutiamo il modo in cui valutiamo. Anche perché gli studenti non sono mai stati contenti del modo in cui li valutiamo. La strada è ancora percorribile, basta cercarla».
«Respingo la dicotomia tra una scuola seria, che sarebbe quella che promuove gli apprendimenti, e una scuola inclusiva, che promuove la crescita armonica e il benessere delle bambine e dei bambini. Sono due aspetti della stessa medaglia, che non possono andare avanti separatamente», ha affermato Manuela Calza, ex maestra di scuola primaria, rappresentante della segretaria nazionale della Flc Cgil. «La valutazione descrittiva sostiene la crescita, la promozione umana perché individua e rende consapevoli dei punti di forza e dei punti di debolezza. Consente a ciascuno di esprimere al meglio le proprie potenzialità ed è esattamente il contrario di quell’idea di scuola e di quell’idea di società che, in nome del merito, seleziona, respinge i più svantaggiati, classificando e stigmatizzando le differenze».

Una raccolta firme su Change.org

«La valutazione è un processo dinamico. Intervenire a colpi di emendamento senza tener conto del grande lavoro con cui la scuola, dal 2020 a oggi, ha accettato una sfida educativa educante di mettere a sistema una valutazione descrittiva, è una grande offesa che si arreca alla scuola e anche al sistema di crescita», ha affermato Irene Manzi, capogruppo Partito Democratico alla Camera. «Continueremo a portare avanti una battaglia importante in Senato e alla Camera perché la valutazione non appartiene a una forza politica, l’educazione e la formazione delle generazioni più giovani appartiene al Paese e al senso democratico. Continueremo ad essere un megafono delle associazioni». La deputata Manzi ha anche ricordato che è aperta la petizione con raccolta firme “Stop al colpo di mano sulla valutazione, no ai giudizi sintetici: si apra un confronto”.

Un attacco all’idea di comunità

«Quest’emendamento è intervenuto a gamba tesa sulla discussione parlamentare», ha detto Cecilia D’Elia, capogruppo Pd al Senato. «Siamo sospesi, aspettiamo un nuovo emendamento del governo “sul vandalismo” (la bocciatura per chi fa atti vandalici, che poi il ministro ha corretto). È evidente che c’è bisogno di una mobilitazione, siamo a disposizione. È molto importante che si capisca la posta in gioco, che è l’idea di scuola».
«In questa logica in cui l’insegnante deve essere l’adulto formato, l’idea che ci si formi continuamente destabilizza un sistema che vorrebbe che, una volta che si è formati, si rimanga così. Gli insegnanti che si mettono in continuazione a disposizione, vengono essi stessi bloccati in una forma che deve essere conosciuta. Viviamo una vita complessa, dobbiamo saper affrontare la complessità. È una battaglia culturale, invito i rappresentanti della Camera e del Senato ad invitare le altre Commissioni. Non si ferma alla scuola questo tema, attacca frontalmente un’idea di comunità», ha concluso Claudio Tosi, Federazione Italiana Cemea.

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