CHIUDE IL CAMPO ROM DI CASTEL ROMANO, E CON LUI I DIRITTI

Un “atto discriminatorio” nei confronti dei rom che saranno sgomberati nonostante una legge nazionale vieti lo sfratto in tempo di emergenza Covid 19

Continua  l’estate degli sgomberi dei campi rom della Capitale. L’11 agosto è stato il turno dell’insediamento di via del Foro Italico, storico campo nomadi sorto nel lontano 1991 a ridosso della tangenziale est e a breve, sarà la volta dell’area F del villaggio attrezzato di Castel Romano.

Il “villaggio della solidarietà” di Castel Romano, è stato inaugurato dalla giunta Veltroni nel 2005 e, a partire dalla sua infelice collocazione, di solidale ha ben poco. Collocato a Sud di Roma, a 20 chilometri dalla Città, e inserito nella riserva naturale Decima Malafede, questo campo attrezzato, uno dei più grandi d’Italia, è quello che rappresenta più di altri il fallimento della politica dei campi rom. L’esempio perfetto di impossibilità di inclusione e di mancanza dei diritti minimi di cittadinanza. La sua fine è stata sancita dall’ultima deroga della Regione Lazio la quale ha indicato, 4 anni fa, il termine ultimo di chiusura per il 2021.

Il 16 luglio però, a seguito dell’indagine sui reati ambientali commessi all’interno dell’area, la polizia locale ha apposto i sigilli al campo, per la bonifica che sarà effettuata dopo lo sgombero, che era previsto per il 10 settembre, ma è stato, per ora rimandato.

Il Piano Rom della giunta Raggi

Nel 2017 la Giunta Raggi ha presentato il “Piano di Indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti”, attraverso il quale si gettavano le basi per il superamento dei campi rom grazie a strumenti quali il “patto di responsabilità”, che prevede precisi obblighi.

 

Castel Romano
Il campo rom di Castel Romano

A tre anni dalla presentazione del piano i dati raccontano una storia tutt’altro che a lieto fine: secondo il rapporto dell’associazione 21 luglio Dove restano le briciole, pubblicato a gennaio 2020, solo il 33% dei residenti dei campi attualmente sgomberati (Barbuta, Monachina e Camping River) ha sottoscritto il “patto”, mentre le restanti famiglie hanno intrapreso percorsi autonomi e ordinari di uscita dal campo, che per molti significa andare a ingrossare le fila degli insediamenti informali.

Le incertezze sul futuro delle famiglie

Il 31 agosto scorso una parte degli abitanti dell’area F di Castel Romano, quella maggiormente inquinata e destinata all’immediata bonifica, si è recata in Campidoglio, per recapitare una lettera alla Sindaca Virginia Raggi. All’interno della missiva le famiglie hanno fatto presente le soluzioni che possono essere messe in atto dall’amministrazione capitolina, spiegando le loro richieste: «30 delle 35 famiglie hanno fatto domanda di casa popolare e avendo punteggi molto alti attendono fiduciosi la risposta. Altre famiglie, prima di loro, hanno già compiuto questo passaggio con successo gli scorsi anni, e molte famiglie residenti potrebbero uscire dall’area F da subito, entrando com’è loro diritto in una casa popolare». L’azione delle famiglie rom è stata supportata, tra gli altri, anche dall’associazione 21 Luglio e da Amnesty International.

Gli sgomberi e l’emergenza

«Noi sosteniamo le richieste fatte dai Rom», commenta Carlo Stasolla dell’associazione 21 luglio, «i quali richiedono la soluzione adottata a Ferrara dalla giunta leghista, che ha messo in atto una legge regionale, che permette alle amministrazioni di assegnare alloggi Erp (edilizia residenziale pubblica) alle persone inserite nelle graduatorie che vengono sfrattate. Tale legge regionale è presente anche nel Lazio. A Ferrara la riserva Erp è del 3% mentre a Roma tale riserva è del 15%. Se la Raggi ha fretta, può tranquillamente consegnare le case popolari; oltre ad avere già un precedente politico, questa sarebbe una risposta di buon senso».

Oltre al sostegno, il Presidente dell’associazione 21 Luglio denuncia la modalità degli sgomberi di quest’estate. «Tra le misure adottate dal Governo per affrontare la crisi Covid, il Decreto Cura Italia ha previsto la proroga degli sfratti abitativi; gli sgomberi di questo periodo rappresentano un atto discriminatorio nei confronti delle persone di etnia rom».

L’associazione  21 Luglio ha lanciato un appello perché vengano fermati gli sgomberi. Per informazioni e per firmarlo questo è il link.

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