POVERTÀ EDUCATIVA, SERVONO SERVIZI OMOGENEI IN TUTTO IL PAESE

Con due bandi per terzo settore e scuola diventa operativo il Fondo contro la povertà educativa.Bisogna, però, rendere i progetti realizzabili

Con i primi due bandi dedicati a bambini e adolescenti, a ottobre è iniziata la fase operativa del Fondo nazionale di contrasto alla povertà educativa minorile: 120 milioni di euro per tre anni, stanziati dal Governo grazie ad un accordo con le fondazioni di origine bancaria. Ma perché è nato questo fondo?

povertà educativa
Il doposcuola in un oratorio salesiano

Il rapporto Illuminiamo il futuro 2030. Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa stilato nel 2015 da Save the Children, evidenzia una stretta connessione tra la povertà economica e quella educativa. Tra gli adolescenti di 15 anni 1 ragazzo/a su 4 non supera il livello minimo di competenze in matematica mentre 1 su 5 non supera quelle di lettura. Ciò accade soprattutto nelle regioni più povere del nostro Paese, come Sicilia (37%), Campania (36%) e Calabria (46%). Arianna Saulini (responsabile advocacy di Save the Children) ha descritto la povertà educativa minorile (PEM) come la «privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni».
Per rispondere a questa emergenza il Governo ha introdotto nella Legge di stabilità 2016 il credito di imposta per quelle fondazioni di origine bancaria che avrebbero alimentato il fondo. L’accordo è stato siglato ad aprile 2016 per 120 milioni di euro (per tre anni) destinati a «interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori».

Povertà educativa: diritti sì, ma bisogna renderli accessibili

A margine di un incontro sul fondo PEM promosso dai Salesiani per il Sociale, è intervenuto Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle materie economico-sociali. «Il fondo nasce per colmare la madre di tutte le forme di disuguaglianze del nostro paese, ovvero quelle dei minori.

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Un momento dell’incontro organizzato dai Salesiani per il Sociale sul tema della povertà educativa minorile

È un fondo sperimentale perché non vogliamo solo finanziare dei progetti ma anche valutare con metodi statistici che impatto avranno nel nostro Paese. Se si analizzano i dati Ocse raccolti attraverso i test scolastici, ci accorgiamo come un indicatore importante era chiedere quanti libri avessero a casa i bambini. Allora è necessario capire qual è la leva che più di altre darà un maggior rafforzamento culturale al nostro Paese. Mi auguro che da questi due primi bandi riceveremo molti progetti che daranno ali a questi sogni».
Sul fenomeno della povertà educativa minorile un percorso di riflessione è stato avviato anche dal Forum Nazionale del Terzo Settore. «Oltre che incentivare progetti è importante ritornare sul tema di quegli ostacoli che realmente poi, non permettono a molti ragazzi e ragazze di formarsi», ha ribadito Stefano Tassinari, coordinatore della consulta welfare del Forum. «Abbiamo sì necessità di rimettere al centro la questione dei diritti senza dimenticarci, però, delle opportunità e occasioni per rendere accessibili a tutti questi diritti. È quello che noi chiamiamo welfare sociale. L’Italia ha bisogno di servizi concretizzabili ovunque da nord a sud. Vent’anni fa non avremmo mai parlato di povertà ma di disagio. La povertà (sia economica che educativa) è figlia di un passaggio di secolo in cui anche una famiglia di ceto normale ha attraversato una crisi. L’educazione è una parola da riscoprire da parte di tutti, è un tema strategico per il progresso».

Educazione, non solo istruzione

A sostenere e vigilare l’operatività del fondo è coinvolta anche l’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza guidata da Filomena Albano.

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Nei primi due bandi previste attività scolastiche, extra-scolastiche e per il tempo libero

«L’educazione non consiste solamente nella semplice istruzione, ma riguarda diverse dimensioni e relazioni che il minore vive nel suo contesto (affettive, culturali, ricreative, eccetera). Dobbiamo spezzare subito il circolo vizioso della povertà educativa affinché le future generazioni non lo ereditino. Bene l’introduzione del fondo, ma ora sarà necessario individuare i livelli essenziali di prestazione: alcuni contesti e servizi vanno assicurati in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. E poi non dimentichiamoci di quei bambini che arrivati in Italia da lontano si trovano ancora in situazioni “ibride” inaccettabili, ragazzi a cui dovremmo dare maggiori sicurezze e certezze di futuro».
I primi due bandi nazionali – dedicati alla prima infanzia (0-6 anni) e all’adolescenza (11-17 anni) – sono rivolti alle organizzazioni del terzo settore e al mondo della scuola e prevedono la combinazione di attività scolastiche, attività extra-scolastiche e tempo libero.

In copertina “Reading”, ThomasLife

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