DAL SOVRANISMO ALLA RAZZA. ECCO PERCHÈ L’ODIO CI CIRCONDA

Intervista con Marcella Delle Donne, che nel suo ultimo libro invita a reagire alla xenofobia e alla violenza. Nel nome (anche) della Costituzione

È un libro scritto per chi vuole reagire alla violenza, per svegliare le coscienze ricordando che c’è un problema che non possiamo ignorare, “Razza nazione identità. Le radici dell’odio” di Marcella Delle Donne edito da Liguori Editore (l’abbiamo recensito qui)

Il sovranismo, come mai ha tanto successo, in diverse parti del mondo (non solo nell’America di Trump)?
«Il fatto che coinvolga anche l’Europa, significa che è una caratteristica dell’Occidente. Il sovranismo infatti affonda le proprie radici in alcune categorie specifiche dell’Occidente, come quelle di Stato Nazione, di gruppo etnico, il concetto stesso di civiltà e soprattutto di progresso: “progresso” che in Occidente significato “miglioramento”, mentre si deve intere come “sviluppo”, e non sempre lo sviluppo va nella direzione di un miglioramento delle condizioni materiali della popolazione nel suo complesso».

 

Le radici dell'odio
L’ultimo libro di Marcella Delle Donne

Perché il sovranismo si è sviluppato proprio nell’epoca della globalizzazione?
«Il sovranismo è un fenomeno legato alla globalizzazione, perché la globalizzazione ha messo in crisi tutte le categorie e i sistemi delle identità e dell’appartenenza. Cioè ha distrutto i confini, soprattutto quelli culturali, dei modi di vita, del senso fortissimo di appartenenza  di chi è all’interno dello stesso gruppo. Sono modi di pensare, di sentire e di vivere legati a una cultura che viene da lontano. Nel libro ho fatto riferimento alla concezione della società già a partire da quando l’organizzazione sociale – e le differenze – si reggevano sulla fede.  Chi aveva una fede, o comunque un’appartenenza diversa – veniva discriminato e considerato non adeguato ad essere incluso. Tutto questo è stato accentuato, nel passare dal principio di fede – cioè del mondo retto da una sovranità che prendeva le proprie prerogative dalla trascendenza – al mondo moderno, fondato sulla ragione, basato su un concetto di storia di tipo dinamico, non statico. In questo senso sono state poste le basi dell’identità dell’Occidente, che però è costruita dalle teorie razziali».

Dunque il razzismo nasce dal senso di identità.
«La base è la costruzione di un’identità fortissima, che è quella dell’appartenenza al gruppo nazionale. Chi non vi appartiene è considerato diverso, se non addirittura nemico. La categoria nemico non esiste in natura, è una costruzione funzionale all’organizzazione del potere. Abbiamo visto i Polacchi, per esempio, che in processione, con le gerarchie della Chiesa in testa, vanno verso i confini per ricacciare indietro coloro che arrivano da altri Paesi e sono Musulmani: sentivano la propria identità messa in discussione. Torniamo quindi al tema della globalizzazione che apre e distrugge i confini».

È  l’intero Occidente che si sente minacciato nella propria identità.
«C’era una Occidente dominante e il resto del mondo che era dominato  e che ora invece rappresenta invece minoranze che si affacciano. Ma dobbiamo tenere conto del fatto che in tutta l’Europa, compresa la Gran Bretagna, vivono 500 milioni di persone e se aggiungiamo gli abitanti degli Stati Uniti non raggiungiamo i 900 milioni. Ma nel mondo siamo otto miliardi. Ci sono 7 miliardi di persone che sono fuori dalla nostra identità, dalle nostre appartenenze, e premono sulla base del fatto che noi li abbiamo saccheggiati. Non dimentichiamo che tutti coloro che vengono dall’Africa appartengono a ex colonie, che sono state sfruttate nel peggiore dei modi, sulla base delle teorie razziste che determinavano una superiorità razziale».

Trump è causa o l’effetto della diffusione del sovranismo e della cultura xenofoba?
«In Inglese la nazione si chiama home country. Home è diverso da house: è il luogo dell’identità più profonda, più culturalmente significante, dove mi riconosco, dove sto bene. E dalla quale gli altri sono fuori. La globalizzazione va distruggendo questo senso di sicurezza portandoci alla società liquida, dove non tutti i valori sono rimessi in discussione. Trump non è causa, perché i suprematisti e il Ku Klux Klan erano forti giù molto prima di Trump: sono emersi dal momento in cui la popolazione afroamericana è stata liberata. Gli americani si sentivano padroni degli schiavi e non avevano pietà nei loro confronti. Quando gli schiavi non solo hanno cominciato ad essere considerati umani, ma hanno acquisito gli stessi diritti, allora c’è stata una rivolta di tutti quelli che si sono sentiti se non altro defraudati di un potere. Che cosa ha fatto Trump? Ha fatto presa su quella parte della popolazione statunitense ancora legata alla supremazia degli americani, cioè della popolazione bianca, rispetto agli altri. Non solo li ha accarezzati e in qualche modo agevolati, ma si è appoggiato sulla peggiore delle destre. Trump è il razzista modello, perché è aggressivo, fa concorrenza sleale, ha una mente ottusa in quanto non ha una visione complessiva e non vede quanto c’è di utile per gli Stati Uniti nell’apertura nei confronti del mondo che lo circonda».

L’Europa ha una storia diversa, eppure anche da noi sovranismo e xenofobia sono attecchiti, e non solo nei Paesi dell’Est
«Le destre danno retta a quella parte della popolazione italiana che si sente estromessa, che percepisce di vivere ai margini. Riescono sempre a trovare un capro espiatorio su cui appoggiare le proprie posizioni. Il sovranismo di Salvini, ad esempio, si muove su due piani: quello dell’identità più profonda, cioè il cattolicesimo (per cui va in giro con rosari e croci); quello degli immigrati che ci tolgono il posto di lavoro o comunque le risorse già scarse per noi (e la pandemia ha accentuato questo tema, aumentando la povertà). Il mio libro si intitola “Razza nazione Identità” perché la Nazione è quella che ci ha dato l’identità, attraverso le teorie razziste in base alle quali possiamo diventare sempre più grandi e potenti nella misura in cui manteniamo la purezza della nostra razza. Il suprematismo è talmente congenito nella nostra cultura, che abbiamo definito i diritti umani e ci meravigliamo se altri non si ritrovano nella nostra definizione».

 

razzismo in sanitàCome si può combattere la xenofobia? A chi spetta farlo?
«Con la solidarietà. La nostra Carta costituzionale, articolo due, recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale “. Tutte le persone e i gruppi che si adoperano nell’accoglienza e nella difesa dei diritti applicano questo articolo e combattono la xenofobia. E poi, le minoranze stesse combattono contro la xenofobia. La democrazia negli Stati Uniti si mantiene proprio attraverso la voglia di cambiamento del “Back Lives Matter”, cioè degli afroamericani che combattono, che vengono ammazzati come Martin Luther King, e portano valori che sono dell’umanità tutta e che i democratici hanno fatto propri. Perché non succedano più casi come quello di Willy Durante, qui in Italia».

È una battaglia difficile
«Le teorie della razza, nonostante gli obbrobri della storia, sono ancora interiorizzate e non ne siamo abbastanza coscienti. Inoltre dobbiamo tenere conto delle difficoltà oggettive del cambiamento, che compromette tutte le nostre sicurezze. Viviamo in una società piena di angoscia, perché abbiamo paura di essere sopraffatti e questo anche perché dietro ci sono le grandi potenze che cercano solo il profitto. Non siamo esseri superiori, ma siamo esseri naturali e stiamo sfruttando la natura del pianeta terra, che si sta ribellando. Anche con il Covid la natura grida: cambiamenti climatici, desertificazione, mancanza d’acqua provocano altri movimenti migratori, che noi rifiutiamo di accogliere. La speranza sono i movimenti come le Sardine, che sono riusciti a fermare Salvini e quella parte di Italiani che gli andavano dietro. O Greta Thunberg, che si è portata dietro tanti giovani nel mondo. Un’altra potenzialità sono le donne, la loro umanità e il loro coraggio, che pur in mezzo a mille difficoltà conquistano sempre nuovi ruoli».

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